Sempre più spesso le piccole medie imprese italiane effettuano scambi commerciali con imprese site in Paesi esteri, stipulando perciò dei veri e propri contratti internazionali. Fra questi, si badi bene, sono annoverati non solo i negozi giuridici tra un’azienda di un Paese Ue e uno extra comunitario, bensì anche tutti quei rapporti giuridici (e sono molti) che non hanno una regolamentazione uniforme in seno all’Unione Europea e sono dunque regolamentati, a seconda dei casi trattati, da norme nazionali.
I casi più comuni, per fare dei brevissimi esempi, sono i contratti di vendita di merci, di agenzia o distribuzione, di subfornitura, oppure di transazioni più complesse, quali contratti di licenza o di joint venture.
Il fatto di redigere, concludere o anche semplicemente negoziare contratti internazionali implica delle dinamiche che sono certamente più complesse di quelle relativa agli scambi all’interno del medesimo Paese, giacché in sì fatte situazioni sono coinvolti sistemi giuridici differenti che presentano numerose variabili di non immediata soluzione, quali, ad esempio, la legge che deve regolamentare il rapporto, quale giudice sarebbe eventualmente competente a risolvere una disputa o la lingua da utilizzare nella negoziazione e stipulazione del contratto.
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