VINI, ARRIVANO LE AUTORIZZAZIONI. FINITA L’ERA DEI DIRITTI D’IMPIANTO

Il nuovo anno ha visto l’entrata in vigore nell’ordinamento italiano delleautorizzazioni, che sostituiscono il precedente regime dei diritti d’impianto.

Trattasi di una svolta significativa nel mondo vitivinicolo che mette d’accordo le parti in causa, dopo che era sorta un forte scontro successivamente alla totale deregulation prevista dall’Ocm vini del 2009 che, a dire soprattutto di Francia e Italia, avrebbe determinato un’esplosione della produzione del vino all’interno dell’Ue al quale sarebbe seguito il crollo dei prezzi.

Di cosa si tratta?

Tanto le autorizzazioni quanto i precedenti diritti d’impianto sono delle licenze che, unitamente alla proprietà del vigneto, il produttore deve necessariamente detenere al fine di produrre vino. La sostanziale differenza tra la nuova e la vecchia disciplina riguarda la commercializzazione di tali licenze. Mentre i diritti d’impianto potevano essere liberamente acquistati e venduti da chi ne avesse necessità, la nuova disciplina prevede invece che il produttore che voglia aumentare la propria produzione o crearne una nuova debba necessariamente ottenere un’apposita autorizzazione, che sarà rilasciata in maniera limitata. La soglia prevista infatti è quella dell’1% della produzione nazionale che nel caso dell’Italia è di 6400 ettari di terreno per i nuovi impianti l’anno. Oltre tale soglia non sarà rilasciata autorizzazione alcuna.

Inoltre, al fine del rilascio di tali autorizzazioni, è stato stabilito che verrà disposto annualmente un unico bando nazionale, superando dunque il problema dei 21 bandi regionali che creavano significativi problemi burocratici.

Le reazioni delle parti

Le novità sono state accolte positivamente dal settore, in particolar modo per la mancata introduzione di nuove e pesanti procedura burocratiche cui è invece subentrato un più semplice e snello iter di ottenimento delle autorizzazioni mediante la disposizione di un unico bando nazionale al quale tutti i produttori interessati devono concorrere.

L’unica perplessità, ha dichiarato Domenico Zonin, presidente dell’Unione italiana vini, riguarda il limite dell’1% per il rilascio di autorizzazioni, giacché, stanti i dati disposti dall’associazione, l’Italia nell’ultimo decennio ha perso in media circa 8-9mila ettari di vigneto l’anno.

Sarà dunque fondamentale, ha concluso Zonin, la conversione dei vecchi diritti di reimpianto in nuove e ulteriori autorizzazioni, in maniera da mantenere il potenziale produttivo del Paese.

 

Dott. Angelo Riva

Giurista agroalimentare e vitivinicolo

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